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La razione K

La razione K

Roberto Casaccia – Biologo  ©La Scuola di Ancel

Il famoso fisiologo americano Ancel Keys, conosciuto soprattutto per la sua (ri)scoperta della dieta mediterranea, oltre a essere il primo Biologo Nutrizionista, è anche l’inventore della cosiddetta “razione K” ovvero di quel kit di sopravvivenza, soprattutto alimentare, del quale, a partire dalla seconda guerra mondiale, vengono dotati tutti i militari in missione.

Era il 1941 quando Keys, da poco tempo direttore del laboratorio di Igiene Fisiologica di Minneapolis, ricevette dal Ministero della Guerra l’incarico di creare una razione militare completa, economica, leggera (in termini di peso) e poco ingombrante. La razione alimentare K doveva comprendere tre pasti (colazione, pranzo e cena) e doveva essere in grado di fornire al soldato la giusta dose di energia. La sua formulazione si era resa necessaria perché, con le moderne operazioni di guerra, le truppe speciali (come quelle paracadutate) erano per giorni fuori dal raggio della logistica del rifornimento; era una razione di emergenza, non un rancio normale, che doveva essere usata in mancanza di qualunque altra fonte di cibo.

Per meglio rendersi conto, Ancel Keys si recò in un supermercato di Minneapolis, dove si mise a cercare le opzioni più energetiche e allo stesso tempo più economiche e poco ingombranti. Fatta la sua scelta, sperimentò le razioni su un gruppo di soldati di un campo vicino all’ateneo fino a definire la formula ottimale. Successivamente, il National Reserach Council fece alcune aggiunte non alimentari come fiammiferi, sigarette, apriscatole, materiali per l’igiene, set per il cucito e pasticche per depurare l’acqua.

La razione K era confezionata in scatole di legno, a gruppi di dodici razioni (quantità di squadra: il legno poteva infatti servire anche da combustibile). Le tre scatole di ciascuna razione erano di colore diverso: marrone per la colazione, verde per il pranzo e blu per la cena. Alcuni alimenti erano comuni a tutti e tre i pasti:

  • biscotti k-1 e biscotti k-2 (contenenti anche una quota proteica);
  • zucchero pressato;
  • chewing gum;
  • una razione D contenente
    • cioccolato;
    • zucchero;
    • latte scremato in polvere;
    • cacao magro;
    • farina di avena;
    • aromi artificiali;
    • vitamina C e vitamina B

La razione D poteva eventualmente essere sciolta in una tazza di acqua bollente e si consigliava di consumarla lentamente, in circa mezz’ora.

Gli altri alimenti presenti, differenziati per pasto, potevano essere:

  • prosciutto tritato e uova;
  • formaggio pastorizzato;
  • carne di pollo o maiale con contorno di carote, patate o altri vegetali;
  • succo di limone in polvere;
  • brodo in polvere o in cubetti;
  • barretta di frutta;
  • barretta con arachidi e uva passa;
  • latte maltato;
  • caffè solubile;
  • cioccolato;
  • destrosio.

La produzione delle razioni K cominciò immediatamente. Nel maggio del 1942 (a cinque mesi dall’entrata in guerra) era già stata distribuita la milionesima razione e, nel 1944, erano state distribuite 100 milioni di razioni. Intanto vennero sviluppate altre formulazioni (ad esempio la razione C) e, nel 1948, la razione K fu considerata superata e avviata a esaurimento.

Da allora le razioni militari da combattimento, ormai diffuse in tutti gli eserciti, si sono notevolmente evolute, passando dalle MCI (Meal Combat Individual rations) alle attuali MRE (Meal Ready to Eat) tarate, all’incirca, sulle seguenti proporzioni dei nutrienti: 13% di proteine, 36% di grassi, 51% di carboidrati. Oggi ci sono opzioni studiate per soldati di religione ebraica o islamica, intolleranti al lattosio o al glutine, o semplicemente vegetariani. È aumentata anche la varietà di alimenti e l’apporto calorico totale è stato portato da 2800-3000 a circa 4000 Kcal.

Certo l’appetibilità delle razioni da combattimento non è (e non è mai stata) eccelsa. Fatta eccezione forse (ma non dimentichiamoci che c’era la fame) per le barrette di cioccolato, ampiamente distribuite alla popolazione quando le forze di liberazione americane giunsero in Italia. Sulla qualità sensoriale delle razioni da combattimento è fiorita tutta una serie di battute. L’acronimo MRE ha avuto infatti, da parte degli stessi marines, varie interpretazioni, da Meals Rejected by Everybody (pasti rifiutati da tutti) al più esplicito Meals Ready for Enema (pasti pronti per il clistere), vista la particolare attitudine di queste razioni a ostruire l’intestino. Nel 2010, persino Gerald Darsch, Commander in Chef ovvero il cuoco responsabile del servizio alimentazione del Pentagono, confessò al New York Times «a noi basterebbe che non li buttassero via».

La sola virtù generalmente riconosciuta delle attuali razioni statunitensi sembra essere la presenza di una bottiglietta di tabasco, la salsa di peperoncino piccante che, spruzzata generosamente su tutto, è in grado di anestetizzare le papille gustative.

Per approfondimenti:

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